Sono padre di due ragazzi anch’io: Sebastian di venticinque anni e Mattia di ventidue e spesso, noi genitori, non ci rendiamo conto di quanto possiamo rendere “angosciante” la vita dei nostri figli.
Per scrivere il post, ho preso spunto dalla trieste email di Sabrina, una giovane donna separata, con alle spalle un’infanzia non proprio felice.
L’email di Sabrina
Ciao Giancarlo, vorrei chiederle come sopravvivere a “vedrai come andrai a finire”. Questa frase pronunciata da due folli che mi hanno messo al mondo e che mi hanno fatto vivere in un ambiente dove grida e offese erano all’ordine del giorno, dove dovevo eccellere sempre e comunque per riscattare le loro vite fallite, dove mettersi un filo di trucco e sculettare era impensabile mi avrebbero dovuto portare al suicidio verso i 17 anni.
Mi sono sposata per fuggire, mi sono sposata un musone come mio padre. Sono laureata e separata, ho una figlia: il lavoro che faccio consiste nel “usare” i fondi della EU per arricchire il mio capo con i classici corsi di formazione. Sono precaria e lui si pulisce il sedere coi biglietti da cento.
Mentre il musone ha trovato una compagna io sono sola e mi chiedo perché e non mi muovo di un centimetro, mi sento come paralizzata, lui e gli altri in spiaggia, io in una casa che odio da sola.
Da dove comincio? Come tirare fuori quel veleno che ho dentro? Come non avere paura di spedire curricula perché tanto non rispondono o sperare che qualche uomo possibilmente non sposato o psicopatico si accorga di me?
Sabrina
P.S. Grazie per la risposta che vorrà o non vorrà darmi.
La mia risposta a Sabrina
Cara Sabrina, oggi ti faccio una sorpresa: rispondo pubblicamente alla tua email. Per il numero di richieste che ricevo ogni giorno mi è difficile farlo con tutte, ho scelto la tua perché mi sembravi molto bisognosa di aiuto. E il tuo problema (purtroppo) è simile a quello di molte altre donne che ho conosciuto.
Dunque, sono certo che la mia risposta sarà utile a te ed anche a tante altre amiche che leggono questo blog. Spero che l’apprezzerai, anche se è passato un po’ di tempo.
Affermarti che mi dispiace per il tuo vissuto adolescenziale è banale e scontato, probabilmente non te ne fai di nulla e non risolve il tuo problema, ma credo sia doveroso partire da qui.
Spesso i genitori vivono e vedono le cose intorno a loro in funzione del proprio “retaggio mentale”. Sono certo che i “due folli”, come li chiami tu, abbiano imparato a vivere nello stesso modo e, di conseguenza, lo abbiano insegnato alla propria figlia, cioè, a Te.
Questo non giustifica il loro comportamento (deplorevole), bensì mette il punto sull’aspetto che solitamente ignoriamo (o vogliamo ignorare volutamente): viviamo la nostra vita in funzione di un retaggio mentale che è il frutto delle nostre esperienze dirette e, soprattutto, indirette (degli altri).
Sono certo che tu avrai la forza e la volontà di vivere e far vivere la vita a tua figlia, in maniera completamente diversa.
Dici di esserti sposata un musone come tuo padre e a tale riguardo, vorrei farti notare che più fuggiamo da certe cose e/o persone, più inconsciamente attiriamo verso di noi proprio quelle cose e proprio quelle stesse persone.
Per quanto riguarda il tuo lavoro, posso solo consigliarti di svolgerlo al meglio, anche da precaria. Impara “l’arte e mettila da parte”, mi dicevano da bambino.
Bene, cara Sabrina: impara a svolgere al meglio il tuo lavoro nell’organizzare corsi con i fondi Europei (presumo tu parli degli FSE).
Quando lo avrai imparato, potrai bussare alle porte di altre realtà formative proponendo le tue competenze, migliorando sensibilmente la tua situazione economica e lavorativa.
Ed eccoci al “musone che ha trovato una compagna”. Sarà anche un musone, ma lui ha deciso di vivere la sua vita e Tu?
Tu hai paura di tornare a vivere e quindi, preferisci chiuderti in te stessa (anzi, nella casa che odi) commiserandoti. Smettila per favore, e rispondi alla mia domanda: “Se non ami Te stessa da sola e non Ti piaci, mi spieghi chi potrà mai farlo al posto Tuo?”.
Io conosco già la risposta: nessuno.
Quindi, se vuoi trovare un uomo che ti ami davvero e non sia il solito uomo sposato o psicopatico (come lo chiami tu) devi darti da fare.
Il problema, cara Sabrina è che continui a dirti come “non lo Vuoi”: non lo voglio sposato, non lo voglio psicopatico, non lo voglio così…
Più continui a ripeterti come “non Vuoi un uomo” (ma la legge vale per tutto) e più continuerai ad incontrare, sul tuo percorso, SOLO UOMINI DEL GENERE.
Comincia a dirti come lo Vuoi, questo benedetto uomo:
- lo voglio….
- e poi….
- ed ancora…
- Inverti la “Legge di Attrazione” e comincia ad attrarre verso di te quello che desideri e non più quello che “NON VUOI”.
Pensa che è così semplice, eppure, la maggior parte delle persone continua a chiedersi solo e unicamente quello che “non vuole più” e per magia, riceve proprio quello (fidati di me: leggi il libro che ti indico a questo link)…
Ed eccomi all’ultima parte della tua email.
Da dove cominci?
- Da un banalissimo passo. Si comincia sempre facendo un piccolo passo in avanti, una piccola azione. Una piccola azione oggi, insieme con una piccola azione domani, e così via, alla fine genera il raggiungimento di un obiettivo.
- Quindi: comincia ad agire. Qualsiasi cosa tu faccia può andar bene, l’importante è che tu agisca. ORA!
Come fai a tirare fuori quel veleno che hai dentro?
- Ti insegno un metodo fantastico, che ho usato con moltissime donne che si erano rivolte a me: il diario. Comincia a scrivere, a tenere un comunissimo diario.
- Ogni sera prenditi venti/trenta minuti per te e scrivi, scrivi ogni pensiero che ti passa per la testa. Ma soprattutto, voglio che alla fine di ogni serata tu scriva sul diario almeno una cosa bella che ti è capitata (se ne hai più di una scrivila tranquillamente).
Anche le più banali, come: ho incontrato un uomo che mi ha sorriso, il mio capo mi ha finalmente fatto un complimento, mia figlia mi ha dato un grosso bacio, ecc.
Impara a scrivere le cose belle che hai (evita di affermare che non ne hai, ognuno ha delle cose belle, cambiano solo i parametri di definizione).
Mentre le scrivi, cominci sempre più a renderti conto di quante cose belle possiedi, hai intorno a te e le apprezzi sempre di più, scordando il “veleno” che hai dentro.
Come non avere paura di spedire il tuo curriculum perché tanto non ti rispondono?
- Nel mio secondo ebook intitolato “Donne in Crisi”, racconto la storia di Nadia, una signora di trentacinque anni, senza lavoro, con due bambini piccoli e abbandonata dal marito. Nel giro di un mese, “Agendo”, Nadia riuscì a trovare un lavoro, seppure part-time.
Voglio che fai come Nadia e cominci ad agire anche tu. Smettila di concentrarti sul fatto che “tanto non risponderanno” e focalizzati sul tipo di lavoro che vorresti fare. Poniti queste domande e scrivi le risposte:
- Che tipo di lavoro vorrei fare?
- Quali sono le aziende che hanno quelle caratteristiche?
- Dove trovo quel tipo di aziende?
- Dove trovo gli indirizzi ed i nominativi da contattare?
Quando ti sei data queste risposte, comincia ad “agire” e invia i tuoi curriculum non più a pioggia, bensì in maniera mirata e soprattutto: Aspettati il meglio ed il meglio otterrai!
Cara Sabrina, oggi abbiamo fatto una bella sessione di coaching online. Spero che possa esserti di aiuto, così come possa aiutare tutte le amiche del blog e quelle che mi hanno scritto in privato, cui per mancanza di tempo non ho potuto rispondere personalmente.
A te e a loro dico di evitare di mollare. Devi credici per prima Tu, cara Sabrina e poi AGIRE. Compiere delle azioni. Solo in questo modo tornerai a sorridere!
Ti giunga il mio grande abbraccio e tienimi aggiornato.
Giancarlo Fornei