Quando si aspettano gli eventi senza muovere un dito, possono accadere solo due cose: o niente o la cosa sbagliata.
E’ molto più facile e comodo aspettare che agire, ma decisamente meno efficace e fruttuoso.
Per questo occorre avere il coraggio di sfruttare i propri talenti a proprio vantaggio e a vantaggio altrui, iniziare da piccole cose e lasciare che il tempo faccia sbocciare, crescere e maturare ciò che all’inizio era solo un piccolo seme.
Ma affinché questo accada, occorre piantarlo, quel seme, e prendersene cura.
Il primo passo per fare tutto ciò è prestare la massima attenzione al nostro dialogo interiore.
Siamo inclini a (pre)occuparci più di ciò che dicono, pensano e sentenziano gli altri che non quello che la nostra anima e il nostro essere interiore tentano di urlarci.
Ignoriamo, soffochiamo e annichiliamo i nostri istinti più creativi in nome di un’opinione altrui che riteniamo più importante e degna d’attenzione.
Non c’è da stupirsi se siamo un popolo “depresso”, perché forse la parola “depressione” – prima di essere una malattia dell’anima – è il contrario di “espressione”.
E quando la nostra anima non riesce a esprimersi, finisce col deprimersi, si ingrigisce, si spegne.
Ma non siamo nati per questo.
Siamo nati per far emergere ciò che siamo e abbiamo dentro.
Senza paura di diventare ciò che siamo destinati a essere.
Un guest post di Alessandro Cozzolino – Fonte: Più Sani, Più Belli, gennaio 2015
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