Ho imparato a parlare in pubblico negli anni novanta, a Milano. Ricordo ancora quel giorno: è scolpito nella mia mente e non potrò mai più dimenticarlo. Ero stato da poco “accettato” all’interno di un’importante associazione nazionale, ed era la prima volta che mi recavo a Milano, per partecipare a una riunione associativa. Quel giorno, non immaginavo neppure quello che mi sarebbe capitato.
Arrivai almeno dieci minuti prima degli altri e vidi entrare, uno a uno i “pezzi grossi” dell’Associazione. Mi sedetti nelle prime file, sobbalzando sulla sedia per l’emozione di essere presente e aspettai con impazienza l’inizio. Il Presidente di allora, con il quale entrai subito in reciproca simpatia, prese la parola e presentò tutte le varie iniziative associative, il bilancio e altre cose. Io ero lì, e gongolavo nell’ascoltarlo. Finalmente facevo parte di un’Associazione famosa.
A un certo punto, cominciò a nominare, uno a uno tutti i nuovi soci, sino ad arrivare anche al mio nome. Ero il più giovane in assoluto e volle premiarmi (secondo lui), invitandomi sul palco a dire due parole. Il mio volto cambiò espressione, dalla gioia che avevo poco prima dipinta, si tramutò in un vero e proprio terrore: “Oddio, adesso me la faccio sotto”, dissi tra me e me. Mi alzai lentamente, col capo chino mi avvicinai al tavolo della Dirigenza e strinsi in maniera agitata la mano al Presidente e, per l’emozione, non la strinsi a tutti gli altri Consiglieri che erano seduti accanto a lui (che figura, cominciavo bene!). Poi mi girai verso la platea e alzai gli occhi: c’erano più di cento persone in sala e le gambe si piegarono. Il Presidente m’invitò a prendere la parola, ma la mia voce non usciva. Ero letteralmente terrorizzato. La gola era secca, la voce impastata e le parole si strozzavano in bocca. Riuscii a stento a dire grazie e poc’altro, poi rosso come il peperone, corsi subito a sedermi al mio posto e mi feci piccolo piccolo. Per tutto il resto della riunione non dissi più una parola e alla fine, sgattaiolai via, senza salutare nessuno dalla vergogna.
Era stato il mio battesimo nel parlare in pubblico. Tornando a casa, promisi a me stesso di non fare, MAI più, una figura del genere e negli anni successivi partecipai a seminari e corsi sul public speaking a iosa. Lessi libri e ascoltai audio corsi (più di trenta). Sino a diventare il “Giancarlo Fornei” di oggi. Coloro che mi abbiano visto in azione su di un palco, mi considerano come una sorta di “animale da palcoscenico”, e in effetti, ogni volta che parlo in pubblico mi esalto, mi diverto tantissimo.
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