Questa intervista è stata aggiornata il 5 febbraio 2025, alle ore 16,28
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Oggi, a darci la sua personale “ricetta” sul fallimento e la paura ad esso collegata, ho invitato una nutrizionista importante: la Dottoressa Roberta Martinoli.
Ho il piacere di conoscere la Dottoressa Martinoli già da qualche anno. Sino ad oggi la conoscevo per i suoi ottimi consigli nutrizionali e dietetici che dispensa in rete su molti blog e portali tematici (a fine intervista trovi i siti dove Roberta scrive).
Le sue risposte mi hanno piacevolmente stupito, perché emerge il lato umano del medico, e le danno quell’aria da persona semplice, così alla portata di mano (quale, del resto, è veramente, poiché io la conosco).
Ma scopriamo cosa ci ha raccontato sulla paura di fallire degli esseri umani…
“Fallor ergo sum” diceva Sant’Agostino, “Sbaglio dunque sono” e questo potrebbe essere benissimo il mio motto. I miei errori sono in gran parte legati al mio modo di percepire la realtà e descrivono la mia personalità molto meglio di quanto non facciano i miei successi. Ciò nonostante io non mi identifico mai con i miei errori.
Lo considero un errore metodologico del nostro sistema scolastico. Di fatto si reagisce a simili esperienze cercando di diventare i primi della classe oppure non assumendosi particolari rischi per paura del fallimento.
Se fallire implica l’essere sottoposti ad un giudizio negativo e se ci si identifica con l’opinione che gli altri hanno di noi fallire significa “essere sbagliati”. Con una convinzione così limitante si finisce con il vivere una vita triste non riuscendo ad esprimere a pieno le proprie potenzialità, oppure al contrario si vive nell’ossessione della perfezione.
L’antidoto più potente contro gli effetti collaterali del fallimento (quel vago senso di sconforto, quel dirsi “E adesso cosa penseranno gli altri di me” o “Saranno contenti quelli a cui sto antipatica” oppure ancora “Non ce la faccio a trovare un’altra soluzione”) è quella di attribuirsi due doti.
La paura del fallimento è prima di tutto paura del giudizio. Ci costruiamo un’opinione di noi stessi basandoci in gran parte sul giudizio degli altri. Così finiamo col fare come quei chirurghi che rifiutano i “casi difficili” in modo da poter dire alla fine della loro carriera che nessuno è morto come conseguenza del loro intervento!
Se si ha paura del fallimento basta pensare a quanto potrebbe essere pesante sostenere il peso del rimpianto, si prende allora coraggio e ci si butta allegramente nell’impresa! Questo capita a me.
Caro Giancarlo, ho fallito tante volte e in tutti i campi della vita. In un’epoca fatta di ricerca dell’efficienza, di progettualità e programmazione io sono spesso all’antitesi. Come diceva Pablo Picasso “Comincio con un’idea e poi diventa un’altra cosa”. Probabilmente questo è uno dei motivi per cui fallisco.
Programmo per sopravvivere ai tanti impegni poi però mi lascio il mio spazio di libertà: è uno spazio mentale in cui comincio a far girare un pensiero, un’idea, un progetto … potrebbe essere semplicemente anche il desiderio di approfondire un argomento.
La cosa magica che succede dal momento in cui creo questo spazio virtuale è che le risposte arrivano spontaneamente dal mondo esterno …
la telefonata di un amico/collega, l’articolo sulla rivista a cui sono abbonata, il programma televisivo su cui ti sintonizzi per puro caso, finiscono casualmente per avere tutti a che fare con il mio pensiero. La trovo una cosa molto interessante ed innegabilmente utile.
Sembrano vaneggiamenti di una persona folle ma il punto è che dai tanti fallimenti ho imparato che il concetto del fallimento è relativo, quello che oggi consideriamo un fallimento potrebbe trasformarsi in un’opportunità.
Così nel mio caso se fossi riuscita a diventare una ricercatrice ora mi starei occupando dei polimorfismi genetici del girasole e non avrei avuto alcuna necessità/interesse di studiare altro. Ma studiare altro è una cosa che mi è piaciuta tantissimo e che porta con sé altre opportunità.
La cosa più importante in assoluto è l’idea e la passione per poterla realizzare.
Dall’inizio sappiamo che non possiamo avere tutte le risposte alle numerose domande che incontreremo lungo il percorso. Non si possono avere perché la nostra visione del mondo è parziale ed artefatta. Allora la cosa migliore da fare è restare nella domanda e attivare tutti i nostri sensi in attesa della risposta che arriverà puntuale. Queste riflessioni le ritrovo in una canzone di Jovannotti… quella che dice:
“Mi butto, mi getto, tra le braccia del vento, con le mani ci faccio una vela e tutti i sensi li sento più accessi, più vivi come se fosse un’antenna sul tetto che riceve segnali da un mondo perfetto.”
Allenarmi a ricevere segnali da un mondo perfetto è la cosa più importante che ho imparato dai miei fallimenti!
La mia visione da bambina non si è ancora realizzata e non si realizzerà mai. Immaginavo e non faccio fatica ad immaginarlo ancora una realtà stile Campus Universitario Americano, lavorare ad un importante progetto di ricerca, l’accesso ad una biblioteca piena di libri (l’immagine di un’enorme stanza con le pareti tappezzate di libri è così vivida da farmi pensare di esserci stata), colleghi simpatici e geniali, una vita sociale piena, una famiglia meravigliosa (questa è la parte del sogno che si è realizzata).
Le scuse per giustificare il mio insuccesso me le racconto tante anche io. Se lascio fluire liberamente i miei pensieri su questo argomento si attiva una spirale che mi porta alla fine ad ammettere: “Che vuoi farci Roberta, non sei un genio! Volevi fare una carriera alla Watson e Crick ma non tutti nascono per diventare scienziati”. È un modo per scavarmi la fossa.
Da un po’ invece mi dico di avere grandi potenzialità, grandi passino e buone idee … ma poco tempo a disposizione. Suona anche questa come una bella scusa!
Se ci si concede di aver paura di fallire meglio sarebbe dare in affitto mente e corpo a qualcuno disposto a farne un uso migliore.
Bene, ci sono tantissimi progetti ed idee per i mesi che seguiranno. Tra gli altri anche il libro che abbiamo deciso di scrivere assieme e che ha come argomento la gestione del peso corporeo. Tu Giancarlo hai finito da un pezzo, a me da un pezzo manca l’ultimo capitolo!
Una giostra di impegni che mi fa sentire stanca la sera quando vado a letto e che mi fa alzare felice la mattina!
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Letta tutta l’intervista alla Dottoressa Martinoli? Bene, ti invito a leggerla e rileggerla più volte, perché nel tempo saprà esserti utile e ti farà capire che nella vita si può anche fallire, ma bisogna sempre dare spazio ai propri sogni…
Grazie Roby! Un abbraccio e l’auspicio che tutti i tuoi progetti possano prendere quanto prima forma.
GF
Nota: in alcuni passaggi, il riferimento alla Legge di Attrazione è troppo forte!!!
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La nutrizionista Roberta Martinoli: «La paura del fallimento è prima di tutto paura del giudizio. Ci costruiamo un’opinione di noi stessi basandoci in gran parte sul giudizio degli altri»!
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