Mental coaching sport giovanili

Mental coaching sport giovanili

Mental coaching sport giovanili

 

Il mental coaching sviluppato nei settori sportivi giovanili è fondamentale per far crescere i giovani atleti. Ancor più importante è la figura del mental coach dei settori giovanili, che deve avere determinate caratteristiche.

Leggi il mio nuovo articolo e scopri quali sono…

 

 

 

Il mental coaching nei settori giovanili

Per molti anni ho seguito prima Seba (il mio primogenito) poi Mattia (il secondo), nelle loro avventure sportive. Nel nuoto prima e nel calcio poi.

Come papà “accompagnatore”, ho avuto modo di constatare personalmente che il comportamento di molti allenatori delle giovanili lasciava a desiderare. Non che i genitori fossero meglio: spesso erano gli stessi papà (quasi mai le mamme) ad apostrofare i propri figli se le loro performance erano negative.

Nuoto o calcio, la situazione non cambiava. Dalle tribune si sentiva urlare di tutto.

  • Troppe volte ho personalmente assistito a scene disgustose, per non parlare poi, degli insulti “lanciati” verso gli arbitri e, in alcuni casi, anche verso i propri giovani nuotatori e giocatori.

L’introduzione del mental coaching nei settori giovanili avrebbe, a mio modesto avviso, almeno due grossi benefici:

  1. aiuterebbe i ragazzi a migliorare le loro performance sportive e di vita (perché quando alleni sia la mente sia l’autostima, la crescita personale della persona è certa anche fuori dall’ambito sportivo).
  2. aiuterebbe anche gli stessi allenatori a migliorare i propri rapporti interpersonali: con i ragazzi, con i genitori e con gli addetti ai lavori. Ed anche loro, avrebbero benefici a cascata nella loro vita extra sportiva.

Insomma, paradossalmente il mental coaching non si limiterebbe a far crescere i giovani atleti, ma a beneficiarne sarebbero anche gli stessi allenatori e, forse, persino i genitori.

Ecco perché quando io organizzo uno dei miei stage di allenamento mentale nello sport rivolto ai giovani atleti, chiedo sempre alla società sportiva che organizza di far partecipare SEMPRE sia gli allenatori sia i genitori.

 

Sebastian Fornei quando giocava nell’Atletico di Carrara – clicca per ingrandire (è quello con le scarpette arancioni)

 

Il mental coach sportivo giovanile

Ma se il mental coaching sviluppato nei settori sportivi giovanili è fondamentale per far crescere i giovani atleti, quanto è importante la figura del mental coach dei settori giovanili?

Oserei dire che è determinante.

Una figura particolare che, per il suo ruolo estremamente delicato – allenare giovani atleti – deve possedere alcune caratteristiche insostituibili per stare in mezzo ai giovani.

Se negli sport professionistici (sia di squadra sia individuali), la figura dell’allenatore è importante, oserei affermare che in un ambiente di giovanissimi e di adolescenti, la figura dell’allenatore mental coach è determinante.

Qui vi possono essere due diversi percorsi da portare avanti:

  • l’allenatore tradizionale studia e si prepara anche come un mental coach (in questo caso la figura diventa tutt’una);
  • l’allenatore tradizionale viene affiancato da un mental coach.

Entrambe le strade sono buone e sono percorribili. Dipende sempre dalla persona. L’allenatore tradizionale deve essere onesto con se stesso (e con la società) e dirsi, chiaramente, se ritiene di possedere i requisiti e le caratteristiche per diventare anche un buon mental coach.

Due le ipotesi:

  1. Se la risposta è positiva (ed io penso che una persona seria e professionale sia in grado di prendere una tale decisione), l’allenatore tradizionale può iniziare un percorso di preparazione che lo porta a sviluppare nuove competenze.
  2. Viceversa, se la risposta è negativa e non se la sente di assumersi anche quelle responsabilità, è fortemente consigliato l’affiancamento di un mental coach esperto.

E diciamolo chiaramente: il mental coach deve lavorare con lui e per la squadra. Mai contro di lui. Purtroppo, anche nel mio settore, noto molti improvvisati che cercando di rubare la scena all’allenatore tradizionale.

Ma un vero mental coach lavora (quasi) sempre nell’ombra. Aiuta l’allenatore a raggiungere gli obiettivi che la società si è posta. Lo aiuta a valorizzare il parco umano che la società gli ha messo a disposizione.

Insomma, “allenatore tradizionale” non può certamente essere solamente colui che allena fisicamente e tatticamente la squadra, bensì, deve diventare una vera e propria guida, un punto di riferimento per ogni ragazzo e ragazza che allena. 

 

E ripeto ancora una volta: laddove l’allenatore tradizionale non ha queste caratteristiche, deve assolutamente essere affiancato da un mental coach che lo aiuta in quel processo formativo con i suoi atleti.

 

I tempi cambiano e non basta più essere un buon preparatore atletico, un buon allenatore di gioco, nel mondo sportivo di oggi, diventa ancor più importante essere un buon “preparatore di uomini e donne”.

 

Mental coaching sport giovanili: per valorizzare gli atleti!

 

Bisogna valorizzare i ragazzi, anche e soprattutto, sotto l’aspetto caratteriale

Spesso, gli allenatori dimenticano che non basta allenare i muscoli e il fiato. Insegnare la tecnica e dare delle indicazioni di natura tattica. I ragazzi hanno bisogno di vere e proprie guide, di punti di riferimento in campo e anche fuori.

Troppe volte gli pseudo allenatori confidano sul fatto che i ragazzi faranno ciò che diranno.

  • Ma si sono mai posti la domanda perché dovrebbero?
  • Perché i ragazzi dovrebbero fare quello che il loro allenatore dice loro di fare?
  • Perché gli atleti dovrebbero ubbidire ciecamente al loro allenatore?

La risposta è semplice quanto fondamentale: perché l’allenatore dice quello che fa e fa quello che dice!

Semplice, non è vero? L’allenatore è uno specchio e i ragazzi faranno quello che il loro coach dice loro di fare perché lo stesso coach, è un vero e proprio esempio positivo da seguire.

Nel nostro caso, potremmo anche affermare che siamo congruenti quando noi per primi facciamo quello che consigliamo di fare agli altri. Dunque, quando fra ciò che diciamo e ciò che facciamo esiste un rapporto di congruenza (come nella comunicazione), siamo credibili.

 

Traduco il mio pensiero: non basta dire di fare una cosa. Per essere credibili, bisogna farla per primi e diventare per i ragazzi una vera e propria guida.

 

Per molti anni ho insegnato nella Terza Area di alcuni Istituti Superiori pubblici di Massa Carrara. Insegnavo comunicazione e marketing ai ragazzi di quarta e di quinta superiore.

Ma se ciò non bastasse, ho fatto il formatore in molti progetti FSE (Fondi Sociali Europei) e l’esperienza mi ha insegnato che valeva molto di più ciò che facevo, come mi comportavo con i ragazzi, anziché ciò che banalmente dicevo in aula.

Un vecchio proverbio afferma: “Predichi bene e razzoli male”.

Ecco, permettimi di essere volutamente un pò maligno. Troppo spesso, molti allenatori fanno proprio così: predicano degli ottimi comportamenti e poi, nella realtà della vita quotidiana o sportiva, razzolano male, dando il cattivo esempio ai propri ragazzi.

 

Il mental coach sportivo dei settori giovanili: guida e mentore

Ecco cosa dovrebbe essere un buon mental coach sportivo. Una guida per i propri ragazzi ed un vero e proprio punto di riferimento.

E laddove la società sportiva non ha le risorse economiche per ingaggiare un mental coach serio e preparato, questo compito deve essere portato avanti dall’allenatore tradizionale. Lui per primo, deve essere un punto di riferimento. Un esempio positivo da seguire.

  • Spesso affermiamo che i ragazzi in campo non hanno un comportamento esemplare, né con l’arbitro né con gli avversari, ma ci siamo mai posti la domanda se il loro allenatore gli ha insegnato come comportarsi in maniera civile e sportiva?

Ci arrabbiamo con i giovani atleti per il loro comportamento poco educato, anche se la vera mancanza di educazione arriva, molto spesso, dagli stessi allenatori. Fortunatamente non sono tutti così, ne conosco molti che sono capaci di dare il buon esempio. Il problema è che sono pochi. 

Per non parlare – come già scritto sopra – dei genitori, in alcuni casi, addirittura peggiori. Che inveiscono in campo contro l’arbitro. Si arrabbiano con i propri giocatori e atleti. E molte volte, per primi, non hanno rispetto per l’avversario.

Forse, sono un po’ utopico, ma ho una visione tutta mia di come dovrebbero essere un buon mental coach e un buon allenatore tradizionale: dovrebbero disporre di doti come la capacità comunicativa e quella relazionale. Dovrebbero essere capaci di motivare e guidare un gruppo.

Dovrebbero essere dei veri leader, in campo ed ancor di più fuori dall’ambiente sportivo.

 

Insomma: un vero mental coach dovrebbe essere molto meno allenatore e molto più mentore, una vera e propria guida, un punto di riferimento per i suoi ragazzi.

Cari signori allenatori, volendo riassumere, potrei affermare che dovreste fare uno sforzo e cercare di avvicinarvi il più possibile all’identikit di coach che ho dipinto nelle righe precedenti.

Fortunatamente, ci sono molti allenatori intelligenti, che sanno mettersi in gioco, in discussione, e hanno l’umiltà di apprendere cose nuove.

Per il bene dei nostri ragazzi, per il bene dei ragazzi che allenate, fatelo e aiutateci a farli crescere sia sotto il profilo sportivo, sia sotto quello caratteriale.

Chiudo con un invito esplicito ai Presidenti e ai Dirigenti delle Società Sportive che dovessero leggere questo mio lungo articolo: facilitate lo sviluppo del mental coaching negli sport giovanili.

Introducete la figura di mental coach sportivo o di psicologo dello sport nelle vostre società e laddove non vi è possibile, obbligate i vostri allenatori tradizionali a fare dei corsi di crescita personale per migliorare la loro capacità comunicativa e relazionale.

E, ovviamente, se qualche Presidente e/o Direttore Sportivo è interessato a sviluppare un serio programma di mental training nello sport, mi contatti subito: 392/27.32.911 (anche WhatsApp).

Un forte abbraccio e lasciami un tuo commento al post oppure scrivimi a info@giancarlofornei.com ti risponderò sempre e personalmente.

Giancarlo Fornei

Mental coaching sport giovanili

 

 

Nota dell’autore

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Chi è Giancarlo Fornei

Un bellissimo primo piano del volto illuminato dal sorriso del coach motivazionale Giancarlo Fornei - UAAMI Catania - 3 e 4 dicembre 2017

Toscano, nato a Carrara 62 anni fa. Ex marketer dei servizi, dal 1999 si occupa esclusivamente di crescita personale. In particolar modo, da oltre sedici anni, “lavora” con le donne.

  • Le aiuta a VINCERE. Nel lavoro. Nella vita. Nello sport.

Conosciuto in rete come “Il Coach delle Donne” proprio per la sua grande esperienza di lavoro con l’Universo Femminile. In particolar modo, aiuta le donne in crisi di autostima. Le donne atlete agoniste e le giovani promesse dello sport italiano.

A questo link, puoi conoscere meglio il mental coach sportivo di Carrara.

 

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