Antonella Ferrari, 44 anni, ha recitato in Carabinieri, Non smettere di sognare e Un matrimonio.
«Soffro di sclerosi multipla da quando avevo 11 anni e ho smesso di danzare per improvvise e (misteriose) rigidità alla gamba sinistra.
Il verdetto senza appello, però, è arrivato quasi vent’anni dopo, a 29 anni, dopo un lungo calvario di false diagnosi e pseudo ‘sintomi da stress’.
La mia malattia non mi ha impedito di realizzare l’altro sogno nel cassetto, dopo la danza: diventare attrice.
Quando calco il palcoscenico con un paio di scarpe rosse molto ‘glam‘, rigorosamente tacco 12, esplode l’applauso. Il pubblico partecipa e si diverte, entra in quello spirito di leggerezza e ironia con il quale porto in giro il mio spettacolo teatrale.
Più forte del destino, tratto dal libro autobiografico che ho pubblicato per Mondadori nel 2012 e che è arrivato alla sesta ristampa.
Con questo spettacolo e con tutte le mie precedenti prove di attrice teatrale e di fiction, dimostro che per recitare non bisogna per forza essere di sana e robusta costituzione.
La mia vita, tra stampelle e paillettes, insegna che si può essere belle ed eleganti anche se non si riescono a fare più le scale.
Certo, non è facile superare le sfide che ogni ‘poussée’ ti pone.
Nel 2009, durante una ricaduta durata un anno e mezzo, nessuno avrebbe scommesso che mi sarei rialzata dalla sedia a rotelle.
Ho seguito un’intensa riabilitazione motoria perché il mio cervello aveva cancellato lo schema della deambulazione e ho ‘imparato’ di nuovo a camminare, come un bambino che muove i suoi primi passi».
Riabilitazione è la parola-chiave per superare le ricadute perché consente a chi è affetto da sclerosi multipla di riacquistare autonomia e di ritrovare se stesso, i propri gesti, la propria quotidianità, spiega Giovanna Konrad, fisiatra e responsabile Aism (Associazione Italiana sclerosi multipla), del servizio di riabilitazione domiciliare della Liguria.
Sintesi dell’articolo pubblicato da Starbene, giugno 2015